In questo articolo voglio recensire la mia esperienza alla mostra immersiva This is Wonderland, ispirata al mondo della fiaba di Alice nel Paese delle Meraviglie. Io non potevo perderla, sia perché è una delle mie fiabe preferite sia perché questa tipologia di allestimenti narrativi è continuo oggetto di studio per la mia professione di storyteller. Questo percorso allestito nei giardini della Mostra d’Oltremare di Napoli, a ridosso del Laghetto di Fasilides, è una produzione Lux Holding: ti dico solo che sui loro canali pubblicitari campeggia il claim “We design human experience”. Già questa specifica potrebbe riassumere tutto il senso della mia analisi sul concetto alla base della strategia narrativa di questo progetto immersivo.

Indice dell’articolo:

  1. l’importanza dell’immersione narrativa
  2. l’assenza di Alice: una scelta strategica
  3. creare protagonisti: il potere trasformativo dell’esperienza immersiva.

L’importanza dell’immersione narrativa

Oltre a una storia, ora il pubblico desidera e cerca la possibilità di vivere una esperienza. Le mostre immersive stanno rivoluzionando il modo in cui esperienza, arte e narrativa possono combinarsi per offrire qualcosa di innovativo e di durevole nelle mente e nel cuore dello spettatore.

This is Wonderland ne è un esempio emblematico. Ispirata al mondo fantastico di Alice nel Paese delle Meraviglie, questa mostra non si limita a riprodurre fedelmente la storia, ma invita il pubblico a esplorarla in prima persona. L’evento si distingue per la magnificenza e la resa realistica delle installazioni luminose, per la bravura delle performance artistiche e circensi degli attori in carne e ossa, ma soprattutto per una scelta narrativa chiave: la totale assenza della figura di Alice. Già, manca la protagonista: nessuna la interpreta, nessuna gigantografia colorata la rappresenta, nessun pannello o elemento decorativo che rimandi alla piccola eroina della fiaba.

Questo non è un caso e ti svelo subito il perché. In un’epoca in cui la partecipazione del pubblico è cruciale per il successo degli eventi immersivi, la decisione di non rappresentare Alice è una scelta strategica che trasforma ogni visitatore nel vero protagonista del proprio viaggio nel “Paese delle Meraviglie”. Alice posso essere io, puoi essere tu, può esserlo chiunque, soprattutto un adulto.

L’assenza di Alice: una scelta strategica

Se hai vissuto anche tu questa mostra immersiva, forse ti sarai reso conto della particolarità di questo Wonderland. Io me ne sono reso conto solo verso il finale. L’immersione nel mondo fiabesco è stato così coinvolgente da non rendermi conto che mancava qualcosa, anzi qualcuno.

Infatti, uno degli aspetti più affascinanti di This is Wonderland è la sua capacità di eliminare il tradizionale confine tra spettatore e protagonista. In molte rappresentazioni teatrali o cinematografiche di Alice nel Paese delle Meraviglie, lo spettatore assume quel ruolo passivo, osservando (se pur con partecipazione emotiva) alle avventure della giovane eroina.

In questa mostra immersiva, invece, Alice non c’è. Ogni visitatore diventa Alice, ripercorre la sua strada, la sua avventura, ritrova gli stessi personaggi, si perde tra labirinti di carte, tra le tazze del Cappellaio Matto e le guardie la Regina di Cuori a scacchi. Non si vive un live action, perché gli attori presenti nei luoghi dei capitoli del romanzo si avvicinano per recitare battute, scattare selfie o condurre i visitatori nello spazio allestito. Questa scelta narrativa è tuttavia cruciale: senza un personaggio principale predefinito, lo spazio viene lasciato al pubblico per vivere la storia secondo la propria interpretazione. Gli spettatori non sono più limitati a seguire il percorso di un altro, ma possono creare il proprio racconto personale, diventando i protagonisti del mondo fantastico che li circonda.

Quando si svela questo segreto? Direi, quando si assiste allo spettacolo, in cui gli attori che impersonificano i personaggi principali della favola, tra gag, canti e acrobazie circensi, diffondo il messaggio della mostra, come una rivelazione, ma anche come un invito, una riflessione interiore.

Creare protagonisti: il potere trasformativo dell’esperienza immersiva

La forza di un evento immersivo come This is Wonderland risiede proprio nel suo potenziale trasformativo. L’assenza di Alice non è una mancanza, ma un invito per gli spettatori a diventare parte integrante della narrazione. Il pubblico non è solo testimone intrattenuto per divertimento, ma diventa autore della propria avventura. Questo approccio permette una connessione emotiva profonda con la storia, oltre che ludica.

Brevi dialoghi emergono nascosti dalle casse audio dislocate lungo il percorso: sono battute tratte dai dialoghi originali del romanzo. Le gigantografie luminose che riproducono personaggi e scenografie cruciali dell’avventura di Alice, attori in costume catturano la meraviglia degli occhi e richiamano alla mente le scene più importanti con fedeltà.

Attraverso l’interazione con gli attori e con le installazioni illuminate, i visitatori possono esplorare un mondo in cui realtà e fantasia si confondono, mettendo alla prova la loro immaginazione e capacità di meravigliarsi. È un’esperienza che non solo omaggia la storia originale, ma la arricchisce, anche grazie ai giochi e alle proiezioni di luce e di geometrie fantasiose che arredano lo scenario. L’effetto intorno è quello proprio di una magia, di un’illusione.

L’insegnamento lasciato da Walt Disney funziona sempre: vogliamo vivere i nostri sogni, vogliamo entrare nella favole, vogliamo toccare quello che desideriamo, vogliamo regni e mondi in cui giocare. E questo filone di mostre evento per l’intrattenimento si sta diffondendo con ottimi risultati, quando la storia viene ripresa in modo fedele, ri-aperta ed elaborata per diventare esperienza fisica.

Aggiungere un’idea o un concetto o una novità che rompa l’aspettativa dello spettatore è la differenza. Senza tecnologie digitali o virtuali, This is Wonderland si sta rivelando un successo, sia per il pubblico dei bambini, e sia per quello degli adulti; anzi credo che il Wonderland sia stato realizzato proprio per catturare le emozioni dei grandi, perché in fondo ogni adulto conserva in sé il desiderio di voler tornare bambino e perdersi in un mondo di gioco e di fantasia, quando la propria vita diventa difficile e pesante.

In conclusione, This is Wonderland continua e migliora il concept delle mostre per intrattenimento con la capacità di trasformare il pubblico in protagonista, anche se il vero protagonista della storia è assente o, meglio è dissolto nell’interno mondo e ambiente narrativo e ricreato. È una narrativa aperta che permette a ogni visitatore di vivere una versione personale e personalizzata della storia. L’assenza di Alice è una scelta potente, segno di una progettazione creativa, libera, che rompe gli schemi egli stereotipi delle mostre intrattenimento.