indice dell’articolo

  1. Un francese che dipingeva Napoli
  2. Pittore, vedutista e cartografo
  3. Una mostra per Didier Barra e la Napoli del primo Seicento

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Un francese che dipingeva Napoli

Didier Barra era un pittore francese. Era nato a Metz nel 1590 e morì a Napoli nel 1652. Doveva essere fiero di sé stesso perché realizzò vedute e paesaggi urbani caratterizzati da una grande attenzione ai dettagli architettonici e da una rappresentazione suggestiva dell’atmosfera cittadina napoletana.

Le sue rappresentazioni a volo di uccello sono una preziosa testimonianza visiva della Napoli del XVII secolo. Ti permettono di conoscere l’aspetto che la città aveva in quell’epoca, e alcuni che non sono più visibili oggi. Barra era un maestro nel riprodurre i dettagli architettonici degli edifici napoletani, fornendo una documentazione accurata del patrimonio artistico e culturale. Le sue vedute catturavano la vibrazione dell’aria lungo le strade animate, i monumenti imponenti e il paesaggio circostante.

Ti potevi immergere nella Napoli del Seicento, scoprire quel secolo bello e dannato per la città.

 

Pittore, vedutista e cartografo

 

Il rapporto tra Didier Barra, la cartografia e la topografia è un aspetto fondamentale per comprendere la precisione e il valore storico delle sue opere. La sua capacità tecnica e la sua sensibilità artistica hanno reso le sue opere una valida e preziosa fonte, oltre che una testimonianza, per gli studiosi del territorio, dell’evoluzione urbanistica di Napoli, della trasformazione urbana e architettonica dei quartieri.

 

  • Vedutismo scientifico

Le sue vedute di Napoli dimostrano una notevole precisione topografica, quasi come se le avesse incise. Si ipotizza che abbia imparato guardando le opere del pittore e incisore vedutista Alessandro Baratta, noto per la sua attenzione ai dettagli cartografici e autore della famosa Pianta di Napoli, che costituirà per tutto il Seicento il modello più accurato (e più replicato) di rappresentazione della città di Napoli accompagnata da una ricca legenda sui luoghi rappresentati. Si ipotizza anche che Barra possa aver avuto una formazione come cartografo, il che spiegherebbe la sua capacità di rappresentare con accuratezza gli spazi urbani e restituire distanze e proporzioni.

  • Utilizzo di strumenti e tecniche

Forse Barra utilizzò la camera ottica, che nel Seicento aveva raggiunto una notevole perfezione, per ottenere una rappresentazione così fedele della realtà? Sta di fatto che la sua conoscenza delle carte topografiche di Napoli gli permetteva di creare vedute con una prospettiva cartografica molto precisa.

  • Cultura cartografica dell’epoca

La diffusione di raccolte di carte geografiche, come gli Atlanti di Braun e Hogenberg, aveva un ruolo importante nella cultura nordica del XVI e XVII secolo. È possibile che questa cultura cartografica, presente anche a Metz, città dove Barra nacque, abbia influenzato la sua passione per la topografia e la sua capacità di rappresentare gli spazi urbani.

 

dettagli del dipinto San Gennaro protegge la città di Napoli esposto alla mostra (Didier Barra, Palumbo Onofrio – 1640-1660)

 

Una mostra per Didier Barra e la Napoli del primo Seicento

 

Nel 2025, alla Certosa di San Martino, è partita una mostra intitolata Didier Barra e l’immagine di Napoli nel primo Seicento, per restituire a Didier Barra il ruolo di massimo specialista di questo genere di vedute.

 

Se fossi nato a Napoli agli inizio del XVII secolo, avrei voluto studiare sulle sue vedute a scuola, per sognare e volare con la fantasia. Sarebbero stati i suoi racconti in pittura, con minuziosa precisione, a mostrarmi quella città in piena espansione urbanistica, guidata dai viceré spagnoli, flagellata dai moti di Masaniello e della peste feroce. Era la città del grande porto, delle grandi cupole ecclesiastiche, dei palazzi nobili bellissimi, del verde sulle colline. Era la Napoli gentile, grande capitale del Mediterraneo.

Le ho studiate poi da grande, durante gli esami di storia della città e del territorio all’università. Mi hanno aiutato a riconoscere e a saper ricostruire l’evoluzione dei luoghi del presente nel passato, mi hanno trasmesso l’amore per la cartografia e per l’urbanistica di cui Didier era studioso conoscitore e di cui si servì per realizzare le sue prospettive sotto ai piedi dei santi quando collaborava alle grandi pale d’altare con altri pittori.

Che gioia averlo incontrato, finalmente dal vivo, nel posto migliore che si potesse scegliere per dedicargli uno spazio in una mostra: la sezione “Immagine e memoria” del museo nella Certosa di San Martino, la finestra temporale in cui puoi vedere il racconto della storia della città di Napoli attraverso piante, vedute e topografie dal XV secolo a oggi.

 

altri dettagli delle vedute di Napoli a volo d’uccello esposte nella mostra

Per altre informazioni leggi la fonte ufficiale della mostra.
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