esercizi
allenare la scrittura e la connessione narrativa
Crucintarsio – usare parole con lo stesso numero di lettere
3 lettere: non, per, sir, tea.
Mi scusi, sir, non vorrei disturbarla.
Per caso, gradirebbe un “tea”?
3 lettere: ate, ato, aut, lor, ola.
Questo è l’ultimo invito che ho ricevuto dal mio collega Giacomo: era un aut-aut per l’immancabile evento preparato da mesi.
Non avrei potuto perdere il LOR, già immaginavo l’esultanza di tutto lo staff quando avrebbero confermato che l’ATE era stato correttamente calcolato: una ola di nerd, fisici e secchioni.
Se il progetto fosse fallito, sarebbe stato un disastro, un con-ato generale, un bo-ato di disperazione.
3 e 4 lettere: onde, rea, aria, plico, rom, sonar, tenar, rima.
Osserva le onde, sa di essere colpevole, “rea”, come recita l’atto giudiziario.
È agitata, ma non pentita. Si sente coccolata: l’aria di questa mattina è stata un segno di benevolenza per lei.
Il segnale per avviare il suo piano di fuga.
Ha diffuso informazioni riservate. L’azienda dove lavorava non dichiarava le tasse e non pagava gli stipendi dirottando gli introiti.
“Ha colpito il direttore con un pugno in faccia”, si legge sul plico. Sorride, ricorda la scena.
Ha portato con sé una copia del cd-rom.
Ora non so cosa la aspetti. Servirebbe un sonar, come nel fondo del mare, per conoscere in anticipo gli ostacoli che si pareranno dinanzi.
Si regge con forza lungo la balaustra del ponte; ha un graffio sul tenar della mano destra. Dannato gatto dispettoso.
Che buffo, una rima… proprio orache in realtà la mia vita perde le coincidenze e le sintonie giuste.
4 lettere: modo, toro, Orël.
Resta prigioniero della sua magione, decaduto e deriso da chi non ha voluto aiutarlo.
Eppure quel modo di imposi alla vita, fiero e battagliero come un toro, non l’ha perduto.
Anche adesso, mentre lo ammiro affacciarsi dalla finestra, Orël sporge dal muro come un essere possente.
Tra poco si gelerà.
È la Russia di Orël.
È la fine di una storia.
4 lettere: acro, fare, niet, orde, tata, acca.
Nel mezzo del terrore, cosa puoi fare?
Niet!
Sopravvivere, e basta.
Se ci riesci. Se non hai neanche un acro di spazio dove fuggire, la tua incolumità non vale un’acca.
Pensieri di una tata, in attesa di orde di bambini pestiferi a cui badare.
4 lettere: garle, lift, ligi, nano, tiro.
Come nel film La fabbrica di cioccolato, c’è un nano addetto al tiro dei meccanismi.
Lo chiamano Lifit, e come lui, tutti sono ligi al dovere. Il suo armadietto è tutto ordinato, un tripudio di gale e post-it.
5 lettere: cervo, aspic, aceri, fieno, umori, tetra.
Un cervo che la osservava curioso e con sospetto scappò con un balzo-Asgar aveva fatto rumore colpendo con un pugno la tavola su cui cenava.
Elga le aveva preparato un aspic con amore e dedizione, ma lui era nervoso, pensava solo a quegli aceri marciti.
Ora non avrebbe più potuto fabbricare e consegnare in tempo i bauli per il fieno.
Quanti umori scontenti avrebbe sollevato a chi lo aspettava nel villaggio…
Intanto il re si divertiva a immergere il suo indice nella vasca, spaventando i tetra donati dal conte.
5 lettere: adone, agone, alias, bacon, canoa, giuda, gogol', guide, iroso, leone, mitra, racer, tiara, umido.
Mi chiamo Gogol’, sono il miglior bacon della storia, e mi sento un leone!
Mi sento un adone, soprattutto quando navigo nell’umido della padella, come un papa con la tiara in canoa, o un racer con la mitra d’oro e gli occhiali da sole.
Non sono un giuda, un agone, un iroso.
Nella mia giornata ho solo due guide: la mia bontà e la tua fame.
5 lettere: ansia, area, atona, esule, giara, iride.
Annus ora è desolazione.
Annus ora è paura.
Annus ora è caldo.
Annus adesso è tutto e niente, è come materia aerea. Ha come unica compagna di fuga solo la propria ansia. Fa finta di nulla, ma sa che c’è anche quella voragine interiore, che se pur vuota le pesa più della sua zavorra.
È sperduta, in un deserto che le ricorda i brutti racconti che le raccontava la nonna nella sua tenda; si distende feroce e silenzioso davanti ai suoi occhi, come una secca e dannata realtà.
Gridare sarebbe inutile, nessuno la sentirebbe, forse solo le rocce, ma le restituirebbero il suono come uno schiaffo beffardo. La voce… la voce è ormai andata, è finita, tutta, consumata per sopravvivenza, buttata fuori con tutta la forza durante le violenze subite, è l’unica cosa che i suoi stupratori le avevano permesso di muoversi.
Ora Annus è una esule, vagabonda nella lontananza.
Dalle spalle, il suono dell’acqua che oscilla nella giara segna il tempo, sarà il suo ultimo sorso d’acqua. Nell’iride rivede come un loop il film indelebile di quella lei, ora atona, segnata per sempre.
Nel cuore sono un desiderio: la vendetta.
5 lettere: coesi, lenta, Loren, ocree, oileo.
Solca lenta i mari del Mediterraneo.
La nave Loren conduce marinai e speranze, gli uni coesi alle altre.
Le onde si imbevono dei raggi del sole, paiono coree vesti di ninfe.
Oileo era tra loro.
6 lettere: anitra, ondoso, onfalo, tafoni, scriba, sgarza, torite, ureica.
Ho la sensazione di essere pedinato da giorni, mesi, da tutta la vita: come quell’anitra che nuota con un occhio sempre vigile, puntato all’indietro.
Ho l’animo ondoso, agitato, con l’onfalo pieno di paura e mille tafoni che fiaccano la speranza.
La preghiera di un vecchio scriba mi sta insegnano a essere più leggero come una sgarza, a debellare la dura torite che appesantisce il mio cuore, a e nutrirmi di sogni e ureica gioia!
6 lettere: negare, galera, antica, attimo, crépon, editor.
Parola d’ordine: negare. Così mi ha detto l’avvocato. Eppure io l’ho fatto, ma comprendo bene che se è l’unico modo per evitare la galera, non ho altra scelta.
Al diavolo me e la mia passione per la roba antica… mi sono fatto fregare in un attimo! Che ne potevo sapere che quella stoffa di crépon fosse stata rubata?!
Crépon o crepòn?
Vabbè, lascerò questo dubbio all’editor che curerà il mio romanzo. Perché se ne uscirò pulito, di sicuro scriverò questa mia bizzarra avventura.
6 lettere: limiti, palude, prozio, sugoso, tunica.
Tentati di tirarlo a me, ma rimase solo la tunica nelle mie mani.
Mi dispiace, caro prozio…
Osò superare i limiti della palude, ma…
… il suo corpo fu sugoso pasto delle sabbie mobili.
6 lettere: cerino, poroso.
Sotto la lente di ingrandimento, è più evidente come sia poroso il capo di un cerino.
7 lettere: appunto, balcone, ipparco.
Fiero del suo nuovo incarico, l’ipparco di Roma si affaccia dal balcone a ringraziare gli dèi.
Intanto, un servo con un mano un biglietto di un appunto a inchiostro rosso, entra, trafelato, nella camera…
7 lettere: Oceania, acuirsi, salario.
La situazione sociale in Oceania è un continuo acuirsi di rivolte e di disagi.
Sembra che l’unico salario richiesto sia solo il diritto dell’uomo libero e rispettato.
7 lettere: udienza, inedito, eforato, aratura, rittano, erogare, pampino.
L’udienza era finita male.
L’inedito, così come lo avevano giudicato gli dèi, aveva osato andare oltre il tempo e il potere stabilito, un eforato traditore.
La collera di Zeus si scatenò in un istante, spaccando la terra, come un’aratura a secco, provocando un rittano tra il cielo e la terra.
Nessuna pianta o albero avrebbe più potuto erogare i propri frutti, neanche più un pampino avrebbe a fare da coppa per la sete di Bacco.
7 lettere: navi, Arno, area, Atos, aire, acro.
Lontane, minuscole, assordate da urla spade sguainate. Navi cariche di conquiste del Nord solcavano l’Arno fiume verso l’area proibita.
Il fuoco negli occhi di Atos fendeva l’aire e il suo immenso spirito guerriero si sarebbe disteso in ogni acro che avrebbe incontrato sul proprio cammino.
7 lettere: morchia, orsetto, seracco, sentite.
Il cargo ha ceduto.
Un grande seracco ha colpito la parete più vulnerabile, causando il riversamento della morchia.
Sentite scuse.
8 lettere: nazareno, didentro, scartato, troncare, gelatina.
L’uomo nazareno si appresta al supplizio.
Voci didentro urlano angoscia e tormento, gli uomini figli della vergogna lo hanno scartato. Non si può troncare un destino già scritto, l’anima della terra vacilla come gelatina e geme per il giudizio.
8 lettere: nauseato, roditore, vivaisti.
I vivaisti di tutta la regione non sono riusciti a capire chi o cosa stessa distruggendo le colture.
È un roditore, sicuro!
esclamò il primo.
Sono nauseato….
replicò l’ultimo.
8 lettere: miserere, lettrice, naupatia, acinesia.
Questo rollio è un miserere!
Per una lettrice come me, è una maledizione soffrire di naupatia. C’è condanna più frustante?!
La mia unica salvezza sarebbe solo un’improvvisa acinesia delle mia ribelli budella!
8 lettere: cancello, depilare, polesine, solfeggi.
L’atto del depilare somiglia a una bonifica,
Spesso incontri dei punti come zone di polesine e allora ti tocca stare attento.
Se incombe il dolore, provate a respirare e a eseguire solfeggi, potrebbe distrarvi.
Quel “punto limite”, invece, è un cancello: oltre il quale non si passa.
9 lettere: residente, sulmonese, notonetta, penetrare.
Mio figlio è tornato a casa con un nuovo amico, o meglio un residente, perché ormai abita nella sua stanza e mi dovrò rassegnare.
Mamma guarda, ecco un insetto! Anche lui è sulmonese come me?
Lo rassicuro, gli dico che sicuramente conosce i nostri stessi amici. Lo cerchiamo su internet: è una notonetta, con zampe lunghe.
Mi ricorda il cugino Andrea con le snelle gambe da corridore e lo stile di vita del salutismo.
Il mio bambino mi abbraccia, il suo amore riesce a penetrare le ossa e mi addolcisce il cuore.
9 lettere: affannato, procurare, ripresina, ginocchio.
Procurare energia nuova. Ora è questa la necessità.
Troppo affanno in questo ultimo periodo, l’azienda è in ginocchio, urge una ripresina.
9 lettere: appassita, stringato, venerando.
Il piacere a un certo momento muore come venerando eroe stanco e stringato.
E la libido, sua compagna, la segue appassita.
10 lettere: clarinetto, endoscopia, bassacorte.
Caspita, il dottore ha preso il mio esofago per un clarinetto da suonare?!
Si rende conto che siamo in piena endoscopia?!
Non è un belvedere, lo immagino, il sondino sta trasmettendo tutto quello che abita la bassacorte del mio stomaco. Però, cacchio, un po’ di rispetto per il paziente… eh!
10 lettere: aspiratore, congettura, crocifisso.
Parla con tale ardore e convinzione che il suo pensiero è un aspiratore di qualsiasi dubbio o inganno o disaccordo.
Non mi credono.
La mia congettura, se pur valida, è inchiodata come inerme crocifisso al muro del silenzio.
Automobili narranti – usare lettere della targa, anno di immatricolazione e colore
CH 98 grigio chiaro: Ciao, Hello!
Charles Handerson ha 98 anni. Il suo cervello si è fermato trent’anni fa.
E ora non fa altro che dire “Ciao, Hello!”.
Quell’incidente lo ha rovinato di brutto. Una caduta, un classico incidente in casa. Stava sostituendo una lampadina in garage. La moglie era in cucina, preparava i muffin. Bigusto: bianchi e al cioccolato.
Pioveva. Mancò la luce. Buio.
Nessuno sentì il tonfo quando Charles scivolò dallo scaletto.
“Ciao, Hello”
In primavera, Charles Handerson e la moglie erano soliti viaggiare.
“Sei pronta Julie?”. Lei era perennemente in ritardo quando si trattava di preparare la valigia. Lui, invece, un tipo preciso: doveva arrivare in aeroporto due ore prima, spaccando il secondo. Pignolo; ma come dargli torto con il rischio che un volo cancellato ti possa rovinare le vacanze?
Gli piaceva l’Italia. “Ciao!” Lo imparò subito, un parola facile. E ogni volta che atterrava in una nuova città, salutava: “Ciao!”
Roma, Napoli, Pisa. Parma. Non salutava nessuno in particolare, forse era l’aria italiana, o le emozioni che lo pervadevano. Era felice come un bimbo.
La moglie si accorse che Charles stava impiegando più del solito per cambiare una lampadina. Lo trovò a terra, svenuto, bagnato nella pozza del suo stesso sangue.
Non si riprese mai più. Perse la parola, la cognizione del tempo, la percezione delle cose e degli avvenimenti. Come quando il film è finito e tu sei lì ancora a fissare la scritta THE END, ma il cinema intanto si è svuotato. E non reagisci. Non te ne vai.
“Ciao, Hello!”. Solo queste due parole gli escono ora dalla bocca. Senza senso, senza un tempo scandito, senza espressione.
Forse la Ragione non si è mai più rialzata da quella caduta.
La sua Anima, invece, è volata lì. In Italia.
Per rifugiarsi nell’emozione di ripetere senza fine: “Ciao!”
Scatti narranti – fotografie dallo smartphone
In volo, con la coda dell’occhio. Il mio, non il suo.
Si è alzato in volo. E l’ho “ascoltato” con la coda dell’occhio.
Il cielo era sgombro, chiaro. Sotto, un tappeto di case, di tetti, di antenne e di rumori.
Desideravo da tempo immortalare un aereo in volo. E finalmente ci sono riuscito.
Una sensazione di grande potenza, e al tempo stesso di piccolezza: fermare per un secondo, nello scatto, tonnellate che si librano come fossero foglie. E al suo interno, immaginare, che ci siano persone.
Persone con storie, con desideri, sogni, speranze, dolori, aspettative, progetti. Persone che vanno, altre che tornano, famiglie, lavoratori, genitori, giovani. Le vorrei conoscere tutte.
Forse, ho voluto fotografarlo per mettere in pausa il suo volo, solo per un attimo, e poter salire anche io, “a volo”.
Forse, per un attimo, ho avuto la sensazione che il grande velivolo mi stesse chiedendo:
Dove vorresti andare? Dove vuoi che ti porti?
Storie vere – mini storie ispirate da eventi reali
Il libro di qualcuno e il mistero della dedica.
Devo aspettare. Il treno ha un orario specifico. È inutile che resti in piedi. A A questo punto, mi siedo. Il tempo è in anticipo, è abbastanza.
Un posto vuoto, mmm… eccolo lì! Ce ne sono addirittura tre sul quella panchina. Lo conquisto subito, trovo il mio spazio, respiro e trovo un libro. Cosa? Sì, trovo un libro sul sediolino a fianco, anzi due. La panchina non era così libera, dunque. Uno dei due libri ha una dedica.
Fermi un attimo, rifletto…
Nella vita, alcune volte, non riesci a comprendere fino in fondo quando stai vivendo un copione costruito ad arte o quando si tratta della realtà. Sorprendente per certi versi, non credete? Mi chiedo se le cose che capitano siano il frutto di un grande allestimento scenico, così fatale e coincidente che se volessi farle capitare non ci riuscirei. Ho trovato due libri per caso alla stazione centrale e uno dei due ha una dedica.
È successo davvero? Sta accadendo davvero? Sta accadendo esattamente quello che accade in un colpo di scena? Allora, queste situazioni possono davvero accadere?
Te lo chiedi, a un certo punto, no?
Sono due libri, sono sul sedile accanto al mio. Non c’è nessuno oltre me e loro. E io amo i libri, e spero a questo punto, che non venga nessuno a sedersi, anche se i posti sono ancora liberi. Perché questa storia me la voglio vivere da solo, e voglio capirci di più.
Sono due libri uguali, la copertina di uno dei due è deformata. Fanno parte di una raccolta.
Nell’altro c’è una dedica.
C’è una dedica, una dedica vera, scritta a penna, fresca, non stampata. È in inglese, un amico che saluto il suo migliore amico. Il libro è in italiano. Fantastico!
Si è fermato tutto intorno a me e dentro di me. Se questa non è una di quella scena da film, non so come altro spiegarmelo. Ho sempre desiderato trovarmi in situazioni del genere. Ecco perché adesso, proprio adesso, lo sto scrivendo e ve la sto raccontando.
A chi non piacerebbe ritrovarsi all’interno di una storia misteriosa e analizzare un indizio scottante?
I libri saranno stati dimenticati? O forse rubati? Da chi? Chi li ha lasciati qui? Quale è la storia di questa amicizia? Sono un regalo? Perché quei libri? Un gesto di ringraziamento per il tempo trascorso insieme? I due amici ne hanno forse parlato a pranzo? Sarebbero serviti per tenere compagnia durante il viaggio?
Non lo so. Non lo so proprio.
Sono stato tentato di prendermeli. Non per arricchire la mia biblioteca in camera, ma per custodire quell’amicizia tra loro due. Non li ho considerati semplici libri, ma un’esperienza, un valore umano, una vera storia. Rarità…
Avere tra le mani il libro di un altro, con dedica, è come far parte del suo mondo, averlo conosciuto almeno un po’.
Se le avessi portati a casa, un giorno, se il destino me lo avesse richiesto, li avrei potuti restituire al legittimo proprietario. Ma ve lo immaginate? Incontrare per caso, chissà dove, proprio l’autore di quella dedica in quel libro trovato per caso alla stazione centrale… incontrare per caso il destinatario della dedica e provare la sua emozione nel ricongiungersi a un oggetto tanto caro.
E invece no. Li ho lasciati lì. Perché? Non lo so.
Ho sperato che sarebbe tornati nelle giuste mani in qualche modo, forse sarebbero dovuti restare ancora lì, a raccontare questa storia irrisolta.
Forse questo copione si sarebbe dovuto ripetere ancora. Per arricchire ed emozionare qualcun altro. Come è accaduto a me.