NeapoliStorytelling

narrazioni, storie, sceneggiature, analisi dei luoghi

Il barocco cinematografico dei sensi

La Chiesa della Certosa di San Martino di Napoli ci dimostra già tutto sulla capacità di coinvolgimento sensoriale, di narrazione emozionale e di potenziale umano-tecnologico insito nei luoghi di cultura, e pronto all’uso, in alcuni casi, o da far emergere in altri.

Guarda la foto. Ci sono due tecnologie analogiche, di fattura “artigianale”, che già da sole, lanciano una dimensione scenografica, più immediata e più potente nella sfera percettivo-sensoriale del visitatore. Questo livello scavalca– ma senza annullare – il primo strato di lettura storico, artistico e architettonico (di cui si “preoccupano” curatori scientifici e direttori museali) spingendo la persona a entrare e a sentirsi attratta in un mondo di stimoli.

Quali sono queste due tecnologie artigianali?

1. il Barocco, nella sua totalità di apparativo decorativo scelto dai Certosini del XVII secolo. È una “tecnologia artistica” per sua natura già totalmente immersiva, diffusiva, che stimola i sensi, e modifica, alterando, la percezione dello spazio, degli elementi, delle prospettive, dei contenuti;

2. il tendone di stoffa sulla porta di ingresso. A quale associazione di pensiero rimanda? Al teatro, al cinema, ai luoghi di spettacolo, ma anche di mistero, di svelamento, di sorpresa. Allestire un drappo di stoffa sull’ingresso di spazio ci dice che  ci troviamo alle porte di un importante, meritevole, sacro, capace di offrici esperienze e contenuti preziosi.

Questo allestimento, favorito dall’ottimo stato di conservazione dell’apparato decorativo, è una tecnologia “aumentata”, una tecnologia che “aumenta” le informazioni e il coinvolgimento del visitatore nel luogo. Non a caso, luoghi come questo sono set ideale per girare film o serie TV, la resa cinematografica è già pronta, e su questo valore bisogna puntare per far parlare personaggi, storie e patrimonio culturale, restare nella dimensione spettacolare e cinematografica. Se si volesse integrare l’uso della tecnologia digitale nella strategia di storytelling, si bisognerebbe evitare un uso eccessivo di strumenti e pensare a una sola soluzione, semplice, che non appesantisca lo scenario già ricco e stimolante, che si sovrapponga senza invaderlo e che ne restituisca in modo ragionato le storie e le informazioni.

I leoni guardiani

Il lato oscuro

(sceneggiatura ispirata alle leggende della palazzina La Corte dei Leoni, in via Tasso)

– Commissario, abbiamo intercettato i responsabili degli strani fenomeni descritti dalle vittime.
– Bene, dunque quei suoni e quelle ombre erano solo frutto di un piano ben congeniato per spaventare gli acquirenti.
– Esatto, Commissario. Però ancora non riusciamo ad aprire la doppia porta che abbiamo individuato dietro la libreria. Pensavamo potesse essere solo un ripostiglio e invece si legge una sigla…
– Quale?
– CIA, 1950.

La gara delle smorfie di dolore
Quale cuore è vivo?

Nel salotto del racconto dell’arte toscana a Napoli, tre artisti si connettono e si raccontano con la materia analogica:
Guido Mazzoni umanizza la terracotta nel Compianto
Jago Artist offre un Muscolo Minerale e una Reliquia di marmo
Giorgio Vasari affresca un messaggio cifrato (con la fortuna di chi si trova al posto giusto nel momento giusto).

Io ci sto in mezzo, ci sto sotto, ci sto intorno.
E percepisco la quota di storytelling che emana la Fabbrica di Sant’Anna dei Lombardi.

Lo storytelling delle emozioni nel Compianto sul Cristo morto
Guido Mazzoni (come Giotto, Niccolò dell’Arca, Botticelli, Lotto o il Caravaggio) è un regista del racconto drammatico.
L’Uomo dei dolori evangelico innesca un carillon di altrettanti uomini e donne dei dolori, progettati in modo da non spegnersi mai grazie alle connessioni visive tra ogni personaggio (anche se la disposizione attuale è alterata).
Quali sono gli occhi di Ferrante d’Aragona? E le rughe di Alfonso II?
Identificare i personaggi non ci interessa. Andiamo nel profondo e riconosciamoci noi, uomini e donne dei dolori, attraverso le emozioni dei figuranti. Questo evento racconta il dolore, una storia che tutti abbiamo vissuto, che tutti conosciamo, che tutti viviamo.
Il racconto delle emozioni nell’arte è più umano e più “facile” da accogliere, anche quando non abbiamo gli strumenti scientifici per leggerla e interpretarla.
Guarda questi occhi, riconosci le lacrime, anche se non le vedi. Chi sei tu? Dove sei stato anche tu? Quale memoria di dolore ti appartiene?
La rassegnazione? La disperazione? Il trauma silenzioso? Lo shock senza fiato? La compassione? Il pianto abbondante? L’accettazione inerme? La pietà?
Se ti identifichi emotivamente in una di queste narrazioni, ci sei tu, c’è una parte della tua storia di vita. Ora sì, ora puoi comprendere l’arte, puoi comprendere la scultura rinascimentale, puoi comprendere il Compianto di Mazzoni, anche senza leggere didascalia e manuali.
Sceneggiatori di strada

Sceneggiatori di strada

Gli ultimi racconta-storie catturano le emozioni e l’immaginazione dei bambini senza media digitali.
Non chiamateli artigiani né artisti di strada.
Sono veri storyteller.

flickr_giovanni_postiglione

NAPOLI – «Unauthorized 35th Anniversary of John McConnell’s poster, as a contribution towards to the cultural image of the city»
stencil on wall by Zeal & They-Lived

Lo chiamerei font-telling: raccontare le sorti della città con un elemento visual: il font.
Avete notato? Le lettere campeggiano in formato capitale ma sono incompiute, spezzate, sconnesse, fragili; forse, come quella parte della città abbandonata e decadente in alcuni quartieri.

In realtà questa installazione sarebbe un omaggio, 35 anni dopo, allo stesso poster identico realizzato da John McConnell nel 1984, uno dei 24 commissionati dalla Fondazione Napoli99 per un progetto di rilancio e promozione dell’immagine culturale della città.
I conti, anzi le lettere, sembrerebbero tornare dunque, ma con un’intenzione diversa. Lo stile grafico rievoca le due anime contradditorie della città partenopea: grandezza e difficoltà, bellezza e decadenza, memoria storica e fragilità moderna.

Il messaggio in qualche modo ancora una volta innesca il processo di salvezza più efficace per valorizzare un luogo: RICORDARE, fare MEMORIA, e curare le ferite.