Se ne è già parlato tanto. Credo che anche tu abbia detto o scritto ciò che pensi, in pubblico o in privato. È giusto, bisogna farlo.
Del resto, a quanto ho capito, il “purché se ne parli” è uno tra gli obiettivi “strategici” dell’agenzia a cui il Ministero del Turismo ha affidato la commessa della campagna pubblicitaria tanto incriminata, no? E allora facciamoli contenti.
Qual è il vero problema?
Mi dispiace soprattutto per gli Enti del Ministero (Cultura e Turismo), che sembrano ci stiano provando in tutti i modi a (r)innovare la propria comunicazione e a offrire nuovi servizi al passo con i tempi. Tuttavia, continuano a fallire, prima con la piattaforma ItsArt (ormai defunta) e ora con questa campagna di marketing.
Si affidano alla persona sbagliata? Non centrano la priorità? Non hanno le idee chiare? Restano sulla superficie?
Certo, la maggior parte del lavoro (buono) dovrebbe essere fatto dall’agenzia incaricata, che dovrebbe aiutare il cliente-committente a realizzare un prodotto degno del nome.
Secondo me, il problema più grave di tutta questa storia non è la manipolazione dei soggetti delle opere d’arte, quanto la maturità e lo spessore culturale di quello che si fa. Le opere d’arte, una volta prive del loro contesto originario, se finiscono in un museo perdono la loro funzione originaria e in qualche modo sono libere di poter essere (con intelligenza e strategia) rilette, comunicate e valorizzate anche per altro e in altro modo. Esse appartengono a tutta la comunità, il loro racconto e il loro brand può essere trasferito in altri contesti, anche stravolgendo e osando con la creatività.
Era davvero necessario?
La mia (e sottolineo mia personale) percezione è che l’idea della Venere di Botticelli come influencer possa anche essere simpatica, ma nell’insieme il livello del progetto appare molto basso, banale e scontato (soprattutto i testi e i contenuti informativi).
Serviva davvero Open to Meraviglia? Centinaia di blog turistici con un ranking affermato già propongo quello che fa OtM e decisamente meglio.
C’è il rischio, pur con tutte le giustificazioni rese note dall’agenzia (vere o false che siano), di prendere un po’ in giro sia gli italiani sia gli stranieri. Entrambi non hanno più bisogno di stereotipi, entrambi sono ormai acculturati e documentati sul patrimonio italiano, entrambi sono molto più maturi di quello che si possa immaginare.
Cosa serve più di tutto
E allora, credo siano necessari la qualità e la profondità delle cose per svoltare davvero, sperimentando qualsiasi licenza creativa venga in mente. E ancora una volta, al turista non serve più l’informazione nell’era del web che gli dice tutto: cerca emozione o utilità o esperienza. Se gli offri una di questa tre cose, hai fatto centro.
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Approfondimento:
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