Mi piace, è un buon prodotto. Si può fare di meglio.
Questa volta c’è un personaggio che racconta e non la solida carrellata di foto zoomate sui luoghi o di riprese da drone accompagnate da una musica epica. Credo sia sicuramente meglio di ciò che si è fatto finora.
C’è una micro-storia nella macro-storia, c’è una dose di movimento, c’è un’attenzione alle persone (oltre che ai luoghi).
C’è uno storytelling dedicato alla sensorialità e non al documentaristico: i sensi sono la caratteristica distintiva della Campania, che proprio per questo si riconosce come “divina”. Tuttavia, raccontarli è difficile.
C’è però una punta di eccessiva seriosità, di intellettualismo e filosofia.
Il racconto non si “apre”, non esplode. È un prodotto che potrebbe andar bene come prequel.
Serve un equilibrio tra marketing per la massa e marketing di valore.
Si può fare di meglio, del resto pare sia il primo spot di una campagna in evoluzione.
Lo definirei, al momento: “una suggestione”.
Sono già sorte polemiche e lamentele: mancano tanti altri luoghi. È stato girato a Ischia in occasione dell’urgenza per l’alluvione e non si volevano tardare i tempi. Sia vero o meno, non biasimo il regista, raccontare la Campania è sempre rischioso: è la regione dalle millemila terre, borghi, città e paesaggi; è il multibrand delle esperienze.
Una domanda però me la pongo: perché non è stato scelto un volto nativo della Campania? Alessandro Gassmann è bravo, ma una comunità si identifica meglio in un eroe locale, sangue del proprio sangue.
Cosa ne pensi?