Un uomo si può raccontare dai suoi oggetti più cari. E quelli di Giuseppe De Vito, nato a Portici, sono tele, un’intera collezione di tele, così tante e importanti da costituire la Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell’Arte Moderna a Napoli. A lui e alla sua collezione è dedicata la mostra Capolavori del ‘600 napoletano – La Collezione di pittura De Vito esposta nel Museo Diocesano Donnaregina a Napoli.

panoramica del Coro superiore delle Monache che ospita le 35 opere della mostra
Fai prima, e meglio, a chiamarli “capolavori” della pittura del Seicento napoletano. Sono capolavori perché raccontano il “secolo d’oro della pittura napoletana” (che poi è diventato anche il nome di una rivista di settore, di cui ho scoperto avere un paio di fascicoli nella mia libreria). Sono 35 tele di medie e grandi dimensioni. Sono esposti per la prima volta in Italia, ospiti nella sala del Coro superiore delle monache che dà l’accesso alle sale del Museo Diocesano del Complesso Donnaregina. Ci sono i pittori «figurativi del naturalismo caravaggesco» e quelli che avviarono la «trasformazione barocca» (tra cui Caracciolo, Stanzione, de Ribera, Cavallino, Falcone, Vaccaro, Preti e Luca Giordano), e ci sono anche i «pittori specialisti della natura morta» (Recco e Ruoppolo in prima linea). Sono tutti nomi che poi furono scelti dall’Ufficio Toponomastica del Comune di Napoli per le vie del moderno Quartiere Vomero.
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ingresso al Museo Donnaregin; dettaglio del San Giovanni Battista fanciullo di B. Caracciolo, scelto come locandina della mostra
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(sx) Cristo e la Samaritana al pozzo di A. De Bellis; (centro) San Giovanni Battista con l’agnello di M. Stanzione; (dx) Santa Lucia di B. Cavallino e Sant'Agata di A. Vaccaro
Sono i nomi dei pittori che ho studiato negli anni universitari sui manuali di storia dell’arte e alcune delle loro esposte in mostra le avevo già viste sui manuali di storia dell’arte e sulla rivista fondata proprio da Giuseppe De Vito. Ammirarli da vicino è stato emozionante, brillano come appena usciti dalla bottega, densi di colore e di chiaroscuro, con sguardi profondi, umani e pensierosi. In queste figure la verità della natura è drammatica, filosofica, immersa nello spazio vuoto del buio e della luce.

Eliezer e Rebecca al pozzo del Maestro dell’Annuncio ai pastori